Il turismo esperienziale è la nuova frontiera del turismo.
Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino.
Luis Sepúlveda
Il turismo è un fenomeno complesso, legato all’esperienza del viaggio, le cui origini si perdono con quelle dell’uomo. Le prime migrazioni, i primi viaggi, era forse strettamente legati all’esigenza di nuove risorse ed al commercio. Poi c’è stata l’esplorazione e per ultimo il ‘Grand Tour’, il padre del turismo moderno, che non a caso ha avuto come meta principale l’Italia.
Negli ultimi anni le moderne forme di turismo rappresentavano una passiva accettazione del luogo di vacanza, vissuto comodamente seduto su di una poltrona, con le immagini che scorrono come in un bel documentario.
Un turismo spesso ripetitivo, asettico e privo di un vero coinvolgimento, che lascia spesso il turista insoddisfatto, che tende a rafforzare gli stereotipi piuttosto che valorizzare le unicità ed i punti di fusione tra le culture.
Oggi invece riscopriamo il turismo esperienziale, una nuova forma riscoperta di turismo attivo, che si allaccia alle tradizioni, agli usi e costumi della località che si sta visitando, per permettere al turista di vivere un esperienza autentica e personale ed agli abitanti di riscoprire il proprio legame col territorio.
Nel turismo esperienziale quindi un viaggio è una vera e propria esperienza, costruita attorno all’esigenza del turista e non un prodotto uniformato che vada bene per tutti.
Il turista esperienziale vivrà il luogo così come lo vive un suo abitante, senza particolari privilegi, andrà a scoprire proprio cosa significa essere parte dell’ambiente che visita.
Questo a mio avviso è un po’ il ritorno ad una sorta di ‘Grand Tour’, fatto per allargare i propri orizzonti, per conoscere oltre che per vedere.
Le esigenze sono cambiate, è il momento di abbandonare gli schemi classici oramai superati e di formulare delle offerte che si basino sull’esigenza del turista.